La commissione osserva che aver portato il concorso ad essere di secondo livello non ha decimato Il numero delle domande di partecipazione, che, seppur diminuito, è rimasto comunque elevato. Si è fortemente innalzata l’età di ingresso, passando dai 25 anni di età media degli anni ’60 agli attuali 32 anni.
Affrontare le prove concorsuali è divenuto eccessivamente gravoso, non tanto per i costi connessi all’eventuale frequentazione di scuole private, quanto per la necessità di poter fruire di un adeguato sostegno economico durante il tempo occorrente per maturare i requisiti di legittimazione e completare la procedura concorsuale, con il rischio di dover ricercare il primo impiego in un’età già avanzata in caso di insuccesso delle prove. Invero, si rischia una selezione anche censitaria delle persone che possono partecipare al concorso, dal momento che le famiglie meno abbienti non hanno la possibilità economica di mantenere i figli allo studio per un numero così elevato di anni.
Le scuole di specializzazione sono state percepite ed utilizzate soprattutto in quanto canale privilegiato per fruire del titolo di ammissione per la partecipazione al concorso più che per l’effettiva finalizzazione della relativa offerta didattica alla preparazione delle prove concorsuali. Le ragioni del loro insuccesso sono diverse: dai programmi che tendono a riprodurre i corsi universitari all’insufficiente grado di coinvolgimento nell’attività didattica degli appartenenti alla magistratura ordinaria e all’avvocatura.
Quanto alle esperienze lavorative e formative svolte prima del concorso, elevatissima è la percentuale di coloro che, in concomitanza con la sspl o con il tirocinio, hanno frequentato corsi di preparazione privati: l’utilità dell’offerta formativa delle scuole private è stata ritenuta generalmente elevata, mentre tendenzialmente elevata o buona è stata ritenuta l’esperienza di tirocinio e modesta o al più buona è stata valutata l’offerta delle sspl.
Dalla graduazione, in ordine decrescente, del grado di utilità riconosciuto alle offerte formative, rispettivamente, delle scuole private, del tirocinio e delle SSPL se ne deduce che l’attuale sistema di reclutamento non è ritenuto idoneo a fornire un’adeguata preparazione per il superamento delle prove. La formazione per affrontare le prove concorsuali continua ad essere rimessa all’iniziativa dei singoli, che, in gran parte, optano per la frequentazione delle scuole private, che, pertanto, continuano ad essere il canale privilegiato di accesso al concorso.
Infine, risulta auspicabile ed urgente, secondo la Commissione, il ripristino del concorso di primo grado al fine di perseguire concretamente l’obiettivo di un reclutamento funzionale alla migliore organizzazione dell’attività degli uffici ed alla selezione dei migliori aspiranti senza pericoli di surrettizie cernite censitarie.
La scelta di ampliare la platea di concorsisti è, a parere di chi scrive, una scelta poco saggia se non accompagnata da un solido progetto di riforma del corso di laurea.
Infatti, si andrebbero ad appesantire i tempi di correzione degli elaborati togliendo una delle tre possibilità concesse a molti giovani neo-laureati, che non disporrebbero delle adeguate conoscenze e competenze appena usciti dall’università, dato il basso coinvolgimento pratico.
Ma queste riflessioni sono, si spera e ci si auspica, solo fini a se stesse. Se il concorso dovesse essere modificato nei suoi requisiti d’accesso, sicuramente non sarà ora e non con modalità frettolose.
Fonte: Guido Stampanoni Bassi, Relazione CSM.